EDIFICIO RESIDENZIALE DI BRUNO VAERINI
AD UBIALE DI CLANEZZO
Un’audace gioco di equilibri, un’architettura composta essenzialmente da poche ma grandiose lame e piastre che fanno levitare le abitazioni sopra la cima degli alberi. L’avvicinamento e l’ingresso all’edificio a Ubiale è scenografico, dimostrando la volontà di Vaerini di concentrarsi sull’esperienza dello spettatore in ogni punto e in ogni istante. Dalle strade sottostanti si percepisce la gravosa massa sporgere vertiginosamente. Ci si trova, arrivati, su una piattaforma che sembra galleggiare sulla valle. E’ collegata alla strada da un ponte, solo il blocco delle scale svela la presenza dell’edificio. Agli appartamenti ci si scende dall’alto, suggerendo un messaggio quasi ascetico. La roccia e il nudo cemento, improntato dai casseri in legno, sono in costante dialogo. Le piastre però non ospitano nessuna casa, la crisi colpì il cantiere, e purtroppo l’edificio è rimasto incompiuto, e la sua massa, trasparente e grave allo stesso tempo, distaccata dal pendio, domina desolatamente il paese da anni. Ma la sua grandiosità non può lasciare indifferenti, vi si coglie un certo fascino nella sua essenzialità, lo stesso fascino che si coglie dalle rovine di epoca romana, spogliate di ogni ornamento e di ogni segno di vita (una Basilica di Massenzio orobica?). Rimane solo la struttura e la sua potenza scultorea, che comunica attraverso la sola dimensione spirituale. A poche centinaia di metri in linea d’aria dalla creazione di Vaerini, sull’altro versante della valle, sorge la chiesa parrocchiale di Sedrina, dedicata a San Giacomo Apostolo (vi si trova tra l’altro un dipinto del Lotto), la cui facciata è attribuita a Codussi, il celebre architetto rinascimentale originario di Lenna (sempre in Val Brembana) che operava a Venezia, la cui opera è influenzata da Alberti e dal tempio Malatestiano. L’architettura di Vaerini e Codussi ha molti punti in comune: essenzialità e trasparenza, gravità con levità. La facciata della parrocchia è una massiccia lastra di pietra, segnata solo verticalmente da un ordine architettonico molto semplificato, non tanto diversa dalle lastre di cemento a Ubiale e dalle pareti rocciose della famosa gola di Sedrina. Non so se Vaerini conosca questa chiesa, credo piuttosto che queste similitudini con un grande del passato siano spontanee, visto che Vaerini si considera da sempre un discepolo dell’arte rinascimentale. Vaerini è un artista “ben nutrito” di storia e tutte le sue opere lo dimostrano ad un occhio ben attento. Mi spiace dirlo per l’eroico Vaerini, ma spero quasi che la realizzazione a Ubiale rimanga una rovina, con le sue trasparenze e le sue voragini di cemento che superano i 9 metri di altezza. Si è fossilizzata in me l’idea di un ambiente troppo mistico per abbassarsi ai bisogni umani privati delle normali abitazioni. Vorrei che la piattaforma che domina la vallata non divenga mai un parcheggio come previsto. Forse è stato il destino ad aver fermato il tempo, appena prima che vengano fatte le partizioni non struttrali, creando la metafora di un artista inquieto e sofferente, sempre alla ricerca di un modo per completarsi.